Crossover, opportunità vocale ed espressiva

Come scrivevo nel post precedente, per me crossover è la capacità di attraversare e cimentarsi in generi musicali diversi mantenendo come filo conduttore la propria personalità e la propria voce, soprattutto, con tutte le sue potenzialità.
In fin dei conti tutto può rappresentare una opportunità vocale ed espressiva. Quando affronto generi diversi cerco di ristrutturare quello che ho davanti attraverso la lettura che la mia voce può dare. È questo che, alla fine, rende l’esecuzione unica e soprattutto diversa dall’originale.

Crossover

Il mio progetto su Elvis Costello è esattamente questo, crossover. In The Juliet Letters canta un uomo e da un punto di vista musicale queste canzoni sono state scritte per una voce pop. La voce però, in questo caso, deve affrontare una tessitura più lunga rispetto a quella utilizzata normalmente nel puro genere “pop”.
La tessitura, se non lo sai, è la zona dove più frequentemente si aggira la linea del canto, dove si concentrano cioè la maggior parte delle note da eseguire. In genere quando viene scritta una canzone lo si fa pensando ad una voce specifica e quindi la tessitura rappresenta quelle che sono le note più comode per quel determinato registro.

Nel caso della suite di Costello, le canzoni sono scritte, come dicevo, per una voce maschile, tenorile, oltretutto “pop”. Quando io, soprano femminile, la canto ho la possibilità di sfruttare tutta la mia voce coprendo completamente la tessitura originale. Questo fa sì che le possibilità espressive siano diverse dall’originale, aderenti alla mia voce. Se canto un’opera uso probabilmente 2 ottave di voce, ma se canto Costello canto le due ottave di tessitura e aggiungo anche la parte pop. Questo mi porta a cantare sotto il do centrale di 4 toni ancora.

Lo stesso processo avviene con i sonetti michelangioleschi di Britten.
La scrittura rispetta la struttura vocale della tessitura di una voce lirica ma i sette sonetti sono stati scritti pensando a una voce maschile, quella del tenore Peter Pears. I sonetti originali così hanno un piglio virile, ma ricantati da una voce femminile, la mia in questo caso, acquistano ulteriori diverse sfumature espressive.